sabato 30 dicembre 2017

La Mia Personale Top Five - 2017



  Poiché questo 2017 sta per concludersi, ho deciso di tirare un po’ le somme sulle mie letture. Come molti altri ho deciso di cimentarmi in una Top Five dei titoli che ho preferito e che mi hanno lasciato qualcosa… un segno indelebile. Per questo motivo andrò ad elencare quelle che, per me, sono state le cinque migliori letture di quest’anno. Se doveste essere interessati a cos’altro ho letto potete trovarmi su Goodreads cliccando qui, dove, insieme ad altri utenti, si svolgono giornalmente delle challange piuttosto interessanti. Sfortunatamente per me, è stato un anno di magra e ho letto davvero poco.

   Post scriptum: I libri saranno messi in un preciso ordine, ovvero da quello che mi è piaciuto meno (5° posto) a quello che mi è piaciuto di più (1° posto). Con questo non voglio assolutamente sminuire chi è nella quinta posizione o giù di lì. Vi ricordo che è una TOP five, e si tratta comunque dei cinque che mi sono piaciuti di più tra le diverse letture che ho fatto.

  Post scriptum II: Seguiranno ovviamente degli spoiler, quindi a meno che non avete letto questi romanzi vi invito a leggere con ESTREMA CAUTELA. Le parti spoiler saranno evidenziate in modo tale che possiate saltarle a pié pari. Aggiungo inoltre che ci saranno considerazioni personali, ovviamente. Buona lettura.



5° Posto:
Blocco 11. Il Bambino Nazista di Piero Degli Antoni

 
Appelplatz, 1947

  «Questa notte siamo tutti uguali. Non c'è la legge nazista, qui dentro. Non siamo più obbligati a sopraffarci gli uni con gli altri per non rischiare di venire bastonati o di essere mandati al camino. Qui dentro, per questa notte, abbiamo l'occasione di tornare uomini. Siamo tutti uguali. E quel pane verrà diviso.»

  Ambientato in un campo di concentramento nazista la storia segue le vicende di dieci detenuti chiusi in isolamento per una notte. La loro fucilazione è prevista per la mattina successiva. Il motivo? Tre compagni sono riusciti a fuggire dal campo di concentramento in cui erano rinchiusi, e a pagarne le conseguenze saranno proprio loro. Il comandante capo però ha in mente qualcosa di ben più sadico. Proprio per questo motivo sottoporrà i dieci a uno strano gioco: saranno infatti loro a scegliere chi si salverà dei dieci. Esattamente. Uno di loro avrà salva la vita, mentre i restanti nove verranno portati al patibolo. Hanno tempo fino all'alba per prendere una decisione. Se entro quell'ora non verrà dato alcun nome, tutti loro verranno fucilati.

  Da questo momento in poi cominciano a sorgere dei dubbi tra i vari personaggi. Ci saranno accuse, illazioni ma anche esasperazione, rammarico, spirito di rivolta, solidarietà, razzismo, accettazione, denegazione. Ognuno avrà la propria da dire su qualcun altro, e nel corso della storia, poco per volta, verranno svelati tutti i retroscena dei personaggi. Non sono tutti così puliti come vogliono far credere, tutti hanno qualcosa da nascondere. Chi si salverà? Ma soprattutto, sono stati scelti in maniera del tutto casuale? O fa tutto parte di un disegno del Kommandant?

  *Considerazioni Spoiler* Ora passiamo a ciò che mi è piaciuto e a cosa no: il romanzo si legge piuttosto velocemente, ed è davvero ben scritto. Non c'è niente che apprezzi di più di un romanzo scorrevole, che non si incespichi troppo e non si perda strada facendo. Oltretutto è un periodo storico che, nonostante la sua crudeltà, mi affascina. Leggere di storie ambientate durante il periodo nazista o fascista mi aiuta in qualche modo a capire e a non dimenticare cosa possono aver passato i prigionieri di quei tempi. A quanto possa essere stato buio quel periodo storico. Brutale e spietato, privo di qualsiasi morale. Quello che mi è piaciuto decisamente meno è la partita a scacchi. Chi lo ha letto sà di che parlo. Non vogliatemene, ma credo che levandola letteralmente dal romanzo, il tutto avrebbe funzionato tranquillamente. Lo stesso comandante avrebbe potuto tranquillamente ragionare le mosse dei detenuti guardando fuori dalla finestra e bevendo vino. Il modo in cui i detenuti spariscono di scena e successivamente le pedine vanno giù mi è suonato un po' artificioso, molto poco naturale. Le stesse riflessioni del comandante mi sono piaciute, ma a parer mio calzavano davvero poco con una partita a scacchi.



4° Posto:
Uomini e Topi di John Steinback



  «È un bravo ragazzo. Non c'è bisogno di troppo cervello per essere un bravo ragazzo. Qualche volta mi pare anzi che il cervello faccia l'effetto opposto.»

  Protagonisti di questo racconto sono George Milton e Lennie Small, due braccianti girovaghi che si guadagnano da vivere lavorando di fattoria in fattoria. George Milton è un uomo minuto, con la parlantina facile, sveglio, ragionevole e alla mano, un tipo con il quale è facile avere a che fare; all'opposto abbiamo Lennie Small, il classico gigante buono. Difatti Lennie soffre di un qualche tipo di demenza che lo porta a non essere molto sveglio, e a combinare spesso dei pasticci. Pasticci in cui caccerà anche il suo compagno di avventure. Data la sua mole e sbadatezza spesso e volentieri, senza volerlo, arriverà a uccidere piccoli animaletti quali topolini, conigli o cani semplicemente accarezzandoli. Ma non c'è alcuna cattiveria nei suoi gesti.

  Il romanzo segue appunto la vicenda di questi due singolari personaggi che, un giorno, giungeranno in un ranch nel quale conosceranno diverse persone. Tra questi, due in particolare daranno un forte tono alla storia, portandola poi ad evolversi per quello che sarà: Curley e la sua provocante e seducente moglie.

  *Considerazione Spoiler* In questo libro di appena 117 pagine non sono riuscito a trovare un solo difetto. Penso che sia senza dubbio uno dei migliori in assoluto, sebbene sia solo in quarta posizione. Le vicende si susseguono con un ritmo costante, e via via che la storia prosegue c'è un continuo crescendo di tensione fino a che non si arriva al triste epilogo finale. Una storia coi fiocchi. Ci tengo a precisare che questo è stato il primo libro di Steinback che abbia mai letto, e non posso dire altro se non: ben vengano gli altri. Una storia di una profonda amicizia. Un sogno che accomuna i due protagonisti, che li spinge a sudare e a faticare senza dire una parola, a denti stretti. E il tutto per veder realizzare il loro sogno più grande: avere una fattoria tutta loro, dove potersi cibare di quello che loro stessi coltivano e allevano.



3° Posto:
Il Vecchio e il Mare di Ernest Hemingway



  «Nessuno dovrebbe mai restar solo, da vecchio, pensò. Ma è inevitabile.»

  Cuba, anni '50. Conosciamo Santiago, un vecchio pescatore la cui fortuna pare averlo abbandonato definitivamente. Infatti Santiago, sebbene ogni mattina si rechi a pescare nella corrente del Golfo, pare non riesca a catturare nemmeno un pesce. E questo accade da ben 84 giorni di fila. Nonostante ciò l'anziano pescatore non si perde d'animo e una mattina, in totale solitudine, decide di recarsi a largo. Questa volta avrà la fortuna di far abboccare un Marlin alla sua lenza, ben più grande della sua piccola barca ridotta a un colabrodo. Purtroppo per Santiago il pesce, data la sua mole, lo trascinerà per tre giorni e tre notti. In questo lasso di tempo l'anziano si troverà a fare profonde riflessioni sulla vita stessa, su di sé, sulla pesca e sul suo giovane amico Manolin, un ragazzo che per diverso tempo lo aveva accompagnato in quelle loro battute di pesca ma che, purtroppo, è stato costretto dai genitori ad abbandonare l'anziano pescatore per via della sua incredibile sfortuna.

  *Considerazione Spoiler* Di Hemingway ho letto relativamente poco, considerata la mole di romanzi che ha scritto. Quelli che mi sono rimasti più impressi, ovviamente, sono Addio alle Armi, Un posto pulito, illuminato bene e i 49 racconti. Nonostante ciò mi sento di mettere di un gradino sopra Il Vecchio e il Mare, che ho trovato davvero profondo e interessante. Un racconto perfetto per chi è alla ricerca di sé, per chi si pone le classiche domande esistenziali. Per chi ha difficoltà ad andare avanti e vuole gettare la spugna. Nonostante il triste epilogo del racconto, questa storia ci insegna a stringere i denti, a non mollare mai. La fortuna c'è sempre, bisogna solo avere la pazienza di aspettarla.



2° Posto:
Farenheit 451 di Ray Bradbury



  «Era una gioia appiccare il fuoco. Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite, diverse.»

  Siamo in una città americana non precisata in un tempo non definito. Sappiamo solo di essere in un futuro dispotico. Un futuro dove leggere è considerato reato. Dove persino conservare dei libri in casa propria o parlarne è considerato contro la legge. Questo perché? Perché i libri spingono a riflettere, a ragionare, a vivere altre vite. A farsi un'idea, a non seguire la massa, a pensare con la propria testa. Questo ovviamente è un male. Viviamo in un mondo dove intere pareti vengono sostituite da enormi schermi che trasmettono sempre le solite cose: serie televisive e show dal dubbio gusto. Programmi di serie Z. Una civiltà piegata che non è in grado di riflettere, dove il massimo dello sfarzo che ci si può permettere è avere ben più di due pareti schermo. 

  Ray Montag è il protagonista di questo racconto. Fa il pompiere esattamente come lo faceva suo padre, e anche il padre di suo padre prima di lui. Ma non è un pompiere convenzionale, che doma gli incendi, che li estingue. Bensì che li appicca. Quando nella caserma suona un allarme significa che qualcuno è stato denunciato, e la sua unica colpa è possedere dei libri. In un giorno come tanti altri, durante una delle solite routine, Montag assiste a qualcosa che lo segnerà per sempre: nel tentativo di evacuare una casa affinché i suoi colleghi appicchino le fiamme, non riesce a convincere una signora anziana ad abbandonare l'edificio. La signora preferisce bruciare assieme ai suoi libri, ai suoi compagni. A coloro che l'hanno aiutata e fatta crescere spiritualmente. Questo segnerà Montag, che arriverà a chiedersi come mai arrivare a tanto. Perché spingersi così oltre. Cosa c'è davvero in quei libri? si chiederà. Così, di volta in volta, Montag comincerà a recuperare dei libri nelle case in cui sarà richiesto l'intervento dei pompieri, nascondendoli e leggendoli senza farsi vedere. Essere scoperti equivale ad essere arrestati, a sparire. Il risultato, ovviamente, sarà per lui inaspettato. Comincerà a crescere spiritualmente, a porsi domande, a riflettere. A pensare.

  *Considerazioni Spoiler* Questo è senza dubbio uno dei miei romanzi preferiti in assoluto. Letto per la prima volta quest'anno e riletto subito dopo con ancora più attenzione. Alle medie, più di un decennio fa, ci avevano dato il compito di leggerlo e riassumerlo, ma come specificato in questo articolo qui non amavo leggere né mi interessava farlo. Probabilmente se lo avessi letto non avrei colto le infinite sfaccettature e la profonda critica di Bradbury alla società. Una lettura che mi pento di aver rimandato per così tanto tempo. Una lettura che mi ha segnato profondamente, che mi ha fatto chiudere il libro e rimanere a bocca aperta per mezz’ora. Un vero e proprio diamante. E non ho nemmeno accennato alla figura femminile che porterà il protagonista a vedere tutto in maniera diversa. Una persona che con la sua semplicità e innocenza gli farà aprire gli occhi.



1° Posto:
La Fattoria degli Animali di George Orwell


  «Tutti gli animali sono uguali, tuttavia alcuni sono più uguali degli altri.»

  Siamo in una fattoria. Gli animali, stanchi di servire il proprio padrone, decidono di ribellarsi all’uomo e di cacciarlo, seguendo il consiglio di un saggio maiale il cui nome era Vecchio Maggiore. Una volta ottenuta la libertà tra gli animali nasce una profonda intesa. Sono liberi, niente più catene. Decidono quindi di gestire la fattoria da sé. Ognuno dà quel che può secondo le sue possibilità e secondo le proprie capacità. Inizialmente tutto procede come era previsto. Ogni animale fa quel che può per contribuire al progresso della fattoria: piantando semi, raccogliendo ortaggi, arando il terreno… Nonostante ciò, poco per volta, sebbene siano state instaurate delle leggi proprio per evitare che nessun animale prevalga su alcun altro, le cose cominciano a cambiare. A gestire la fattoria, sempre più prepotentemente, saranno i maiali. Impartiranno ordini, promulgheranno accordi con altre fattorie e altri uomini, decideranno il da farsi, cosa costruire, chi dorme dove, chi mangia quanto e cosa. Le stesse leggi scritte sul muro della fattoria subiranno delle pesanti e importanti modifiche. Tutte modifiche che, guarda caso, prediligeranno i maiali a discapito di qualsiasi altro animale della fattoria.

  *Considerazioni spoiler* Questa è in assoluto la lettura del 2017 che più mi ha colpito. Una volta concluso il libro l’ho letto altre due volte, tanto mi era rimasto impresso. Tralasciando l’infinità di riferimenti a fatti storici o avvenimenti realmente accaduti, penso che questo sia senza ombra di dubbio il romanzo che più mi ha segnato. Dopo averlo concluso ho avuto come un vuoto dentro, che mi ha portato a non apprezzare come si deve La svastica sul sole di Philip K. Dick. Non avevo davvero voglia di leggere altro. Orwell è senza dubbio uno degli scrittori che più è stato capace di farmi sentire vuoto e al contempo ricco in più occasioni. Con lo stesso 1984 sono arrivato alla fine con un buco al posto del cuore. Un buco dove si sarebbe potuto buttare di tutto. Il modo in cui si evolve il racconto, il modo in cui poco per volta i maiali prendono il controllo della fattoria, modificando le leggi, facendo valere la loro intelligenza e sfruttando l’ignoranza degli altri animali, adattandosi al potere, diventando come l’uomo. E quel diventare è la parola chiave, poiché nelle battute finali del romanzo i maiali diventeranno ben più simili all’uomo di quanto non possano essere: imparando a camminare su due zampe. Una cosa non facile, non naturale, ma che gli riesce quasi alla perfezione. Che gli riesce abbastanza bene da far impallidire tutti. Da far impallidire me, che mi immaginavo la scena e quasi avevo i brividi. Leggetelo. Mi auguro con tutto il cuore che possa trasmettervi ogni singola emozione che ho provato anche io. Sì, vuoto dell’anima e angoscia compresa. D’altronde se un romanzo ti fa provare questo genere di emozioni, o un’emozione qualsiasi, è perfetto.

  Questa che avete visto è la mia personale Top Five. Come detto poco sopra ho letto veramente poco quest’anno, solamente una ventina di libri. E i motivi sono svariati, ma questo non è il momento né il luogo per parlarne. Tantomeno vorrei annoiarvi con i miei problemi. 

  Sono felice che siate arrivati fino a questo punto. Chiederei a chiunque sia arrivato fino in fondo di lasciare un commento sulla sua personale top five. O se magari vuole dire la sua riguardo alla mia o lasciarmi il link della sua. Sono sempre alla ricerca di nuovi titoli da leggere, e queste situazioni sono perfette per segnarsi nuovi titoli o autori. 



1 commento:

  1. Post davvero interessante :) Noto molti titoli piuttosto vecchiotti ma sempreverdi. Se ti va passa sul mio blog, ho fatto anche io una top five!

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La Mia Personale Top Five - 2017

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